Sen. Antonio Azzollini, richiesta d’arresto per il crac case di cura Divina Provvidenza


Dieci persone in manette, tra cui due suore, accusate di associazione a delinquere nella bancarotta della casa di cura pugliese. Chiesti domiciliari per il presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama, già indagato per la presunta maxitruffa del porto di Molfetta. Lui: "Mi difenderà davanti ai giudici"

Richiesta d’arresto per Antonio Azzollini. C’è anche il senatore Ncd tra le dieci persone destinatarie del provvedimento di arresto della Procura di Trani per il crac della casa di cura “Divina provvidenza”. Insieme al presidente della commissione Bilancio al Senato ed ex sindaco di Molfetta, già indagato per la presunta maxitruffa della costruzione del porto, anche due suore “massime responsabili della congregazione delle Ancelle”, che si trovano ai domiciliari. Poi un ex direttore generale, amministratori di fatto, consulenti e dipendenti dell’Ente. Gli indagati sono in tutto 25 e tra loro compaiono professionisti, ex amministratori della Cdp e politici locali, tutti coinvolti in vari episodi di dissipazione e distrazione di risorse dell’Ente. A nove dei 10 destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare, la Procura contesta il reato di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di più reati.

“Mi difenderò davanti ai giudici e nelle aule parlamentari per la parte che compete ad esse”, ha commentato il senatore. Per Azzollini, e per il Nuovo centrodestra, è solo l’ultimo di una lunga serie di problemi giudiziari. La Procura a fine maggio scorso ha chiuso le indagini sulla presunta maxitruffa da 150 milioni di euro per la costruzione del nuovo porto commerciale di Molfetta. L’ex sindaco ed esponente di Ncd a Palazzo Madama è tra i 48 indagati e gli vengono contestati tra gli altri i reati di associazione per delinquere, falso, abuso d’ufficio, truffa, frode in pubbliche forniture, rifiuto di atti d’ufficio, violazioni ambientali e paesaggistiche, minaccia a pubblico ufficiale, concussione per induzione. Per questo procedimento il Senato a dicembre scorso aveva negato l’autorizzazione a utilizzare le intercettazioni di Azzollini.

Le misure cautelari per il crac dell’ente ecclesiastico, che ha attualmente un buco finanziario di 500 milioni di euro, sono state adottate in relazione a numerosissimi reati di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta ed altri. I finanzieri hanno sequestrato la somma di 32 milioni di euro circa e un immobile destinato a clinica privata a Guidonia (Roma). Il denaro e l’immobile, secondo l’accusa, sarebbero stati fittiziamente intestati ad altri enti ecclesiastici paralleli gestiti dalle suore della congregazione, nel tentativo di sottrarsi ai creditori e quindi anche allo Stato. Dei 500 milioni di euro a cui ammonta il crac delle Case di cura, oltre 350 milioni di euro sono rappresentati da debiti nei confronti dello Stato.

Stando a quanto si legge negli atti ufficiali della Congregazione, – ha rilevato la Procura di Trani – il servizio pastorale delle Ancelle della Divina Provvidenza, consisterebbe nel prendersi cura delle persone colpite nelle facoltà intellettive e fisiche, privilegiando le aree di particolare necessità e di abbandono ‘per farsi voce di chi non ha voce’. Le indagini hanno chiarito invece, secondo la procura, “che i nobili principi ispiratori della venerabile missione avviata dal Padre Fondatore ormai non sono altro che un lontano ricordo”. “Negli ultimi decenni si è invero assistito ad un lento ed incessante processo di secolarizzazione della Congregazione – è stato sottolineato – divenuta facile e ghiotta preda di poteri forti e di trame politiche; nel corso di questo processo involutivo le stesse Ancelle (o per lo meno, alcune di esse) sembrano aver completamente rinnegato i canoni fondativi della loro missione, rendendosi complici, quando non addirittura protagoniste di primo piano, dei gravi misfatti compiuti all’interno dell’ente”.

fonte: ilfattoquotidiano.it

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